“Perché questa farsa Sig. Rigoni?”.
La domanda del colonnello Menganini suonò secca nella sua
precisione alle orecchie di Giovanni Rigoni, marito di Regina Mingardi,
cartolaia in un minuscolo paese sull’Appennino Emiliano,rinvenuta appesa per il
collo ad un travetto nello scantinato del suo negozio,tre giorni prima,il 28
luglio 1953.
I carabinieri avevano ritrovato un biglietto a firma, almeno
in apparenza, della defunta,nel quale si diceva che se le fosse capitato
qualcosa di grave,i responsabili sarebbero stati da individuare nel marito e
nella sua amante, la Dottoressa Margherita Siniscalchi.
Questa era la psichiatra che da anni aveva in cura la
Mingardi,affetta da una grave forma di schizofrenia.
“Non c’è alcuna relazione tra Lei e la Dottoressa
Siniscalchi e quel biglietto l’ha scritto Lei, Signor Rigoni” proseguì
implacabile il Colonnello.
Le indagini avevano appurato infatti,in brevissimo tempo,
che l’uomo e la psichiatra praticamente non si conoscevano neppure.
Quanto alla firma sul biglietto,la perizia grafologica aveva
sentenziato come fosse falsa e, attraverso la comparazione con uno scritto del
Rigoni, aveva stabilito, senza ombra di dubbio, che era stato proprio lui ad
apporla.
L’uomo guardò fisso in volto l’ufficiale, abbozzò un sorriso
melanconico e poi parlò:
“Ha idea Colonnello di cosa voglia dire amare una donna e
vederla impazzita? Sa quante volte mi ha annunciato che si sarebbe impiccata?
Cosa avrebbe detto la gente? Che suo Marito non l’aveva
assistita,che avrebbe dovuto starle accanto e poi la vergogna.Lei sa che
abitavamo in un piccolo paese, dove la malattia mentale è vista come un marchio
d’infamia.
Dovevo proteggere la sua memoria!
Si,è vero, ho cercato di far apparire il suicidio di mia
moglie, come un omicidio, da me commesso:
preferivo la galera, al disonore mio e di quella poveretta!
Adesso sa perché ho messo su questa farsa! E’ soddisfatto?
“No!” Rispose il colonnello
“Come no?”
“Lei non ha risposto alla mia domanda”
“Ma se Le ho spiegato tutto?”
“Io Le ho chiesto il perché di questa farsa”.
“E io, Colonnello,ho risposto. Le ho spiegato perché ho
finto un omicidio”.
“Evidentemente c’è un equivoco, signor Rigoni: in realtà Le
volevo chiedere perché ha cercato di nascondere in questo modo l’omicidio di
Sua Moglie commesso da Lei”
“Cosaa!? Non capisco, Che dice?”.
“Lasci perdere. Lei da tempo aveva progettato di eliminare
Sua Moglie ed ha architettato un piano veramente astuto. Ha scritto quel
biglietto: noi avremmo indagato,avremmo capito che era in tutto falso e Lei
avrebbe poi recitato la parte del marito che voleva proteggere l’onore della
moglie. A quel punto chi l’avrebbe creduto un assassino? Nessuno, anzi, sarebbe
stato visto come un marito modello”.
“Sembra uno spettacolo di teatro, Colonnello!”
“E invece è la realtà!”
“La dimostri!”
“Non si preoccupi Signor Rigoni, lo faremo e spiegheremo
tutto al Giudice:la farsa è finita, finita per sempre!”
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