Apri
gli occhi, aprili bene.
Lì
di fronte, sono in cinque perfettamente allineati, vestiti uguali, uguale
altezza e un'espressione fissa e vuota, uguale.
“3
minuti passano da quando entri al momento”, aveva spiegato il tuo compagno.
Aveva
descritto la procedura come se l'avesse già provata, ma questa è una procedura
che non si prova, si applica una sola volta e basta.
“Voglio
che sia in pieno sole, quando l'ombra non c'è”, era il tuo desiderio.
Te
ne andrai e la tua ombra con te, compagna di vita che ha sempre disegnato i
contorni della tua sconfitta.
Troppe
volte non hai scelto e lei era lì, a ricordarti il lato oscuro.
Le
decisioni non prese erano sempre di primo mattino o al tramonto, quando l'ombra
è allungata fino al limite massimo, come l'estensione delle conseguenze.
Il
cielo sopra è blu, nessuna nuvola a sfumare, blu immenso, giudizio senza
appello, condanna definitiva.
Hai
sbagliato, ti sei lasciato scorrere.
Hai
tradito, derubato, ucciso.
Al
processo hai urlato la tua innocenza, giurato e spergiurato.
Mentivi,
alla giuria, al giudice e a te stesso più che mai.
Si,
hai tradito, derubato, ucciso, solo per non scegliere.
“1
minuto da quando si mettono sull’attenti”, la procedura come una via crucis con
tempi e gesti predefiniti.
Avresti
dovuto scegliere, altri modi e altre strade.
Avresti
dovuto.
Tuo
padre sul letto di morte, con il fegato annientato dalla troppa voglia di
perdersi, ti disse “nella vita devi scegliere, figlio mio, ma ricordati che
nella scelta sarai sempre solo”.
Muori
perché non hai scelto, non hai scelto perché non volevi essere solo.
Solo
ora lo capisci.
“30
secondi da quando caricano”.
Resisti,
resisti con gli occhi spalancati ad assorbire l'ultima doccia di luce
accecante, in questo maledetto giorno di agosto, con il sudore che riga la
fronte e un freddo dentro che potrebbe essere aria di neve.
“15
secondi da quando il tenente ordina il puntamento”.
15
secondi e senti un sibilo: “Fuoco”
Il
plotone sembra indeciso, il tenente rimane immobile.
Era
la tua voce che oltre la paura, oltre l'ansia, oltre le cicatrici della pelle e
dell'anima, ha espresso il desiderio della fine.
E'
il momento, guardi il tenente e capisci che attende solo il tuo segnale.
Respira
profondamente, respira la vita strappata alla strada, respira l'odio e l'amore
dato e ricevuto, respira la colpa e la dannazione.
Respira.
Fino
in fondo, fino alla fine.
Respira
e scegli la fine.
Tre,
due, uno
“Fuoco!”
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