Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Alessandro Bastasi - Insonnia


E’ notte ormai, da parecchie ore, ma non riesce a dormire. Non trova la posizione. Non riesce a stare bocconi, l'unico modo per addormentarsi. E' troppo grasso.
Ma come cazzo fa Clara a dormire, col pancione che le cresce di settimana in settimana, diosanto!
Finisce che si alza e ciabatta fino in bagno a luci spente. Chiude accuratamente la porta, accende la luce, si guarda allo specchio. Di fronte. Di profilo. Si sorride. Rimane lì per un po’, seduto sul water, senza fare niente.
Si alza, si gira e piscia. Il sesso molle in mano, gli spruzzi sul muro, puzzo di urina. Non tira neanche l’acqua.
Riciabatta per la casa, stavolta accendendo tutte le luci, fino in cucina. 
C’è un portacoltelli di legno, con le lame di varie dimensioni infilate di sbieco nelle fessure. E’ sul ripiano della mensola, vicino alla finestra. Lui prende i coltelli, uno dopo l’altro, li guarda a lungo, li muove un po’, per vedere i riflessi sull'acciaio, poi li rimette a posto. Tutti tranne uno, il più grosso, il più pesante. Il più appuntito. Sostiene il manico tra il pollice e l’indice della destra,  la punta rivolta verso il basso, contro il suo piede. Quello con la cicatrice.
Lascia andare il coltello. Che si conficca profondo nella carne. Cristo! Spalanca la bocca di colpo, ma non urla. Lo stesso male di tanto tempo fa, quando il carabiniere gli aveva sparato dal pianerottolo, e lo aveva colpito proprio in quel piede, mentre lui fuggiva. Ponendo fine alla sua carriera di latitante.
“… condannato a sei anni per sovversione e costituzione di banda armata…”
Fanculo! Acqua passata.
Cazzo, il sangue non si ferma. Va in bagno, imbeve una matassa di ovatta con del disinfettante, se la preme sul piede. Poi lo fascia ben bene, stringendo forte. Come faceva sua madre quando era piccolo e lui si sbucciava le ginocchia.
Torna a letto. Alla luce notturna che filtra dalle persiane si mette a guardare Claretta. Chissà di chi è, quel figlio! Non lo sa neanche lei. Ma chi cazzo se ne frega! Lei gli era piaciuta subito, anche col figlio nella pancia. Solo che non sapeva quanto fosse rompicoglioni. Come la madre, del resto, che lo adora perché ha preso con lui la sua Clara, che altrimenti chissà come faceva.
Bisogna decidere cosa fare. Alle otto deve chiamare in ufficio e dire che sta male. Dopodiché può starsene a letto a guardare un film in dvd, oppure zoppicare per strada, procurarsi una pistola, e sparare così, a casaccio, dalla finestra, ammazzare un po’ di gente, un colpo in bocca e via.
Opta per la prima soluzione, la meno faticosa. Clara esce di casa, non prima di fargli le raccomandazioni, di non muoversi dal letto, che può fare infezione, e ci penso io alla cena, a pranzo mangiati il prosciutto e melone che c’è in frigo, e…
A metà mattina arriva la suocera, col sorriso a cuore.  Cos'è successo, caro? Clara mi ha detto che ti sei ferito, hai bisogno di qualcosa? Va tutto bene tra di voi, vero? E quand'è che pensi di sposarla? Sì, sì, dice lui, sì, va bene, tra un mese…
La sera Clara torna, con un sacchetto dell’Esselunga carico di roba. Suda per la fatica, perché deve trascinarsi dietro anche il pancione. Come stai, caro, cinguetta. Ti preparo qualcosa di buono? Cosa hai fatto tutto il giorno, eh? pelandrone! e comincia a baciargli il piede malato, poi gli toglie i pantaloni del pigiama e sale su, ma cosa vuol fare ‘sta stronza, sta' ferma, Clara, sta' ferma, sto male, Clara, sto male, santo cazzo, ferma! Lei non sente, e allora lui la rovescia sul letto e le preme il cuscino sulla faccia. Basta, borbotta, basta. Basta.
Lo tiene premuto per parecchio, il cuscino. Poi lo solleva, piano.
Si siede sul bordo del letto, stando attento a non poggiare male il piede per terra. Si accende una sigaretta e aspira forte.
Si alza, e zoppicando arriva alla porta della stanza. Si gira. Si appoggia allo stipite.
Sul letto c’è il corpo di Clara. Dentro di lei, il corpo del figlio di chissà chi.
Cazzo, anche stanotte non si dorme.

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