“Adesso
balla!”.
Queste
parole riecheggiavano ancora nella sua testa.
Stava
percorrendo la strada innevata, con l’ausilio delle ultime energie che aveva in
corpo; il freddo pungente rendeva ogni passo una tortura, ma alla fine riuscì a
trascinarsi fino ad una quercia. Alla base, c’era una fessura, una ferita della
corteccia, una piccola speranza di non essere sopraffatta dal freddo.
Con
un ultimo sforzo percorse la distanza che la separava dall’albero e proprio
poco prima di arrivare, si accorse di aver calpestato qualcosa. Inizialmente
non capiva cosa fosse, era giallo e molto lungo, poi raccogliendolo intuì che
doveva trattarsi di un filo di lana sfuggito dall’intreccio di una sciarpa.
“Adesso
balla!”
Stavolta
le parole le disse ad alta voce.
Mai
nella sua vita, qualcuno aveva osato rivolgersi a lei, in quella maniera
insolente e strafottente.
Lei,
che sebbene tardi, aveva capito il
suo errore e sarebbe stata disposta ad ammetterlo e a cercare di rimediare. Ma
le era stata sbattuta la porta in faccia, senza nessuna pietà o compassione e
questo calpestava quel misero straccio di orgoglio che le era rimasto.
“Non
la passerà liscia” disse tra sé e sé prima di addormentarsi.
Il
mattino dopo si alzò presto e uscì dalla corteccia. Era una bella giornata di
sole; il freddo se ne sarebbe stato incatenato qualche ora, ringhiando, per poi
abbaiare libero nella notte.
Aveva
a disposizione ancora un po’ di tempo, ancora un po’ delle ultime forze
rimaste.
In
quel momento pensò al filo di lana giallo che aveva trovato la sera prima e, assetata
di vendetta, decise di prenderlo con sè.
Lentamente
si incamminò fino ad arrivare davanti a quella casa.
Quando
poco dopo, l’inconsapevole vittima aprì la porta per uscire, non si aspettava
di certo di ritrovarsi davanti a quell’imponente figura che, la sera prima,
aveva cacciato via senza esitazioni.
Una
di fronte all’altra, si osservarono in silenzio, consce del loro destino.
Il
giorno dopo il sole aveva deciso di restare nascosto dietro alle nuvole,
lasciando così il freddo libero di girare indisturbato.
Due
figure scure spiccavano nella neve bianca di quella mattina d’inverno.
Giacevano
a terra inermi, immobili: una era una vecchia cicala sopraffatta dal freddo e
dalla fame, l’altra era una piccola formica, che stretto attorno al collo,
portava un filo di lana giallo.
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