Fuori si era fatto scuro e si preparava il temporale. In casa
c’era polvere nei cassetti.
- È tutto inutile, - disse lui con un guizzo negli occhi. - Non
abbiamo più possibilità di farcela. Ormai è inevitabile: l’Italia e l’Africa si
stanno inesorabilmente avvicinando e si scontreranno. Ci sarà un terribile
terremoto che inghiottirà tutto. -
Un sudore freddo gli attraversò la schiena e un brivido gli
accelerò il cuore.
- Non ce la faccio. Non posso farcela a vivere con questo pensiero.-
Lei prese un fazzoletto, lo appoggiò sul piano dell’asse e lo
stese col palmo della mano poi, partendo dall’angolo in alto a sinistra, lo
spianò col ferro da stiro:
- Ma questo succederà tra migliaia di anni o, forse, milioni. Noi
non ci saremo più! Stai sereno. Nel frattempo, possiamo vivere tranquillamente
e cercare di godercela!-
Perfetto.
Il fazzoletto era stato stirato e piegato, perfettamente.
Ne prese un altro.
- E se invece… E se invece dovesse accadere tra… diciamo… dieci o
quindici anni… Io sarei ancora giovane, e anche tu. E nostro figlio, lui
avrebbe solo… sarebbe poco più che un ragazzo… Non ha diritto nostro figlio ad
avere una vita intera? Una vita, lunga… normale! Perché dovrà subire questo
torto e l’orrore di essere inghiottito dalla terra… Così giovane, poi. Perché?
E tu? Tu sei la madre, perché non ci pensi? -
E con un gesto teso si passò una pezza sulla fronte:
- Che madre sei?-
Lei prese un altro fazzoletto, lo appoggiò sul piano dell’asse e
lo stese col palmo della mano. Partendo dall’angolo in alto a sinistra, lo
spianò col ferro rovente e lo ripiegò in quattro parti, identiche.
Perfetto.
Poi, si girò, aprì il secondo cassetto in basso a sinistra della
cucina, quello col piccolo segno lungo la maniglia, estrasse il coltello,
quello tagliente, con l’impugnatura nera e la lama lunga nove centimetri e, di
colpo, glielo ficcò in gola.
- Tranquillo -, disse lei. - Così non avrai più pensieri!-
Un fiotto scuro gli annebbiò la vista, tutto divenne liquido e
disperato.
Perfetto.
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