Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Davide Nordi - La cura



Nonostante la situazione, nessuno voleva credere ad Edgar; nonostante il camice del primario del suo reparto ritrovato con tracce di sangue -in altro contesto prova schiacciante- non poteva essere andata così.

Le relazioni sanitarie hanno certificato più volte la sua non pericolosità sociale, eppure ancora intorno ad Edgar persisteva quell’aria di diffidenza, di gratuito sospetto, per un paziente che, dopo un passato burrascoso, aveva negli anni dimostrato notevoli progressi nel suo percorso di recupero, ma che tuttavia non era ancora stato in grado di affrontare il grande passo verso il reinserimento sociale.
Perché?
Forse perché l’essere taciturno, chiuso nella sua fissa, immutabile espressione, oggigiorno è considerato sintomo di malattia, di problematiche, di “non in ordine” come si era pronunciato lo psicologo al test per la riabilitazione.

E quindi, trovare per caso in un angolo del locale magazzino quel camice di dottore insanguinato, e poco dopo essere avvertito della morte, acclamata per suicidio, del vecchio Pietro, assistente di reparto ormai da anni e forse l’unico ad essere considerato come amico di quegli ospiti della clinica, non poteva lasciare Edgar indifferente, seppur senza mutare in volto la sua espressione.
Si presentò così agli infermieri e alle guardie accorse con quel camice senza cartellino, senza dire parola, convinto di poter consegnare agli occhi di tutti l’ormai palese verità.

Ma, nonostante la situazione, nonostante l’evidenza, nessuno voleva credere ad Edgar; il suo agire significava accusa verso i medici, e se già prima la diffidenza nei suoi confronti era insita nel personale, ora si stava trasformando in tensione e rabbia, infondata, inopportuna, ma rabbia.
Edgar probabilmente non capì il motivo di quell’accanirsi contro di lui, non realizzò che il personale aveva interpretato il suo gesto come minaccia, per loro e per la clinica; egli sapeva solo di agire nel giusto, e non si fece prendere dalla paura, non cedette alla tensione della situazione, non rimase impassibile o debole, come aveva abituato gli altri a credere che fosse e, a dispetto di tutti, non si diede per vinto.

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