Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Giorgio Simoni - Io... destino!


Sul ponte salmastro, lascio lo sguardo sfocare sulla costa che si allontana; l’acqua,
agitata dalle eliche, riflette gli aloni aranciati dei fari notturni ormai accesi. Il
porto brillante di luci sbiadisce nella foschia, che eterea, ammanta sullo sfondo
del cielo le montagne azzurrine. 
Una crociera, in fondo, è una buona idea; anche se inaspettata. Sento salire in me
intense emozioni. La prenotazione tardiva, ha fatto sì, che la mia cabina si trovi
molto in basso. Quando ho aperto la porta, mi è sembrato d’entrare in una
navicella in partenza per la luna. Ho già provveduto a disfare la valigia; il mio
odore, diffondendosi nell’ambiente, durante la cena, la renderà più familiare e
forse riuscirà a conciliare il mio sonno.  
In attesa dell’apertura del ristorante rimango ancora un attimo affacciata alla
balaustra a godermi il mare. Il ponte è gremito: gruppi che sorridono, famigliole
che pianificano, coppiette che flirtano e una torma di single che si scrutano… tra
questi io e… lui. “Ma dov’è?” Non lo vedo più… “Ah sì, eccolo!” 
La sala si apre, due eleganti camerieri in livrea bianca e oro, accompagnano le
ante della porta alle estremità. I tavoli ovali sono candidi e apparecchiati di tutto
punto; dal soffitto pendono luminosissimi lampadari di cristallo. Tutto scintilla.
Un elegante maitre in nero, chiede il cognome e indirizza gli ospiti ai tavoli. Mi
sono appena seduta che una famigliola con bambini prende posto alla mia sinistra,
poi è la volta di una anziana signora, dallo sguardo troppo audace. Infine di fronte
a me si accomodano due giovani: un ragazzo e una ragazza. Dopo alcuni minuti di
convenevoli e presentazioni ho capito che la matrona è in cerca d’avventure, che
la famigliola sarà una tragedia e che gli unici con cui potrò conversare
serenamente saranno la coppia dei ragazzi. 
I camerieri hanno iniziato a volteggiare tra i tavoli; presa da un dubbio, apro la
borsetta e guardo all’interno… “Ok l’ho presa!” Tornando al tavolo riprendo la
conversazione, ma quelle parole vuote e banali, il brusio dei bambini, la litania dei
genitori, mi travolgono e allora, volo lontano da lì.
Chissà lui dov’è seduto, mi volto e guardo in giro, ma non lo vedo. 
La cena è terminata; la noia ha spento la magia che c’era in me nell’attesa di
quest’avventura. Uno sbadiglio cerca un varco per uscire, lo combatto con
determinazione e la mia bocca si deforma in una smorfia innaturale; “sarà colpa
della stanchezza per la giornata faticosa?”
Sento qualcuno che si avvicina e invade il mio spazio vitale; mi volto…
«Un raggio di luna ha colpito la nave?» la voce esce pacata e rotonda;… è lui.
«Dove?» cerco di stare al gioco e mi volto verso le vetrate che danno sul corridoio
esterno. 
«Nei tuoi occhi.» Una flûte dal liquido dorato e brillante di bollicine si solleva
sotto il mio naso.
“Touché… Ma che sorpresa!” Cerco di organizzare in pochi secondi i miei
pensieri. Spingo gli zigomi ai lati e mi esibisco nel sorriso più verosimile che so
fare.
«Grazie.» Accetto lo champagne. 
“Dicono che la crociera sia la vacanza ideale per un single in cerca di avventure,
ma qui abbiamo battuto tutti i record!” penso, ancora disorientata.
«Casanova era un dilettante al confronto!» dico mistificando serenità.
«Non esageri, la prima occhiata l’ha lanciata lei, se non sbaglio, non è vero…
signorinaa?»
«Elisa» mento. 
“Accidenti che sensibilità; e io che credevo di essere stata discreta!”
Non riesco a sfuggire al suo modo elegante e intelligente di circuirmi. Due ore più
tardi siamo ancora seduti al piano bar del penultimo ponte… “E’ già convinto di
portarmi a letto.” 
Il mare, oltre i vetri, scorre cangiando riflessi perlacei, la luna si è alzata
impallidendo sull’orizzonte. E’ una serata meravigliosa; senza tempo.
La mia consapevolezza inizia a vacillare: sarà l’effetto dell’alcool? Sarà la
stanchezza? Adesso sarebbe anche comprensibile. Oppure sono i suoi occhi dolci
e le sue parole calde che hanno fatto breccia?
Dopo la riflessione dico: «Ho bisogno di una boccata d’aria fresca» e mi muovo
decisa. Amplifico l’ancheggiare e mi avvio verso l’uscita. La brezza esterna mi
schiaffeggia e fa muovere le ciocche dei capelli che mi coprono il viso, mi
appoggio alla balaustra e mi sporgo oltre la murata della nave. Devo riflettere,
pensare e concentrarmi: “Che cosa sto facendo?”
«Quello che provo con te, non l’ho mai provato» lui si avvicina al mio viso. 
«Lascia perdere» dico decisa.
«Non sto scherzando… sono sincero» la sua mano si appoggia sulla mia spalla.
«Abbiamo tempo, vattene a dormire.» Allontano la sua mano.
«Sei bellissima.»
«Ok… vado a dormire io.» Mi volto decisa e m’incammino lungo il ponte. 
La sua mano, ora più decisa, mi afferra il braccio.

La mattina è serena, il sole illumina un giorno immensamente celeste, mi affaccio
sulla terrazza del ponte alto. I miei occhi faticano a superare il gonfiore. 
“Alle notti come quella appena trascorsa non riuscirò mai ad abituarmi. Devo
tornare in cabina a fare un’altra doccia fredda.”
Nel bar, al ponte numero dodici, c’è una forte agitazione. Il sussurro diventa voce
chiara, “stamattina hanno trovato un uomo morto sul penultimo ponte, proprio
davanti al piano bar”.
«Chi era?» chiedo distrattamente al barman nero.
«Un uomo moro, sui quaranta» risponde, mentre preme la polvere nel filtro.
«E com’è morto?»
«Sembra che abbia avuto un infarto.» Il barman, appoggia la tazza del
macchiatone sul piano del banco, davanti a me.
Afferro la tazza dal suo orecchio, la sollevo e soffio sulla schiuma bianca tracciata
dal vortice ocra del caffè che l’ha trafitta.
“La mia vacanza è appena iniziata.”
La piscina, per essere sul ponte di una nave, è immensa, c’è anche la spiaggia di
sabbia vera. Ho assaporato tutto il giorno questa atmosfera festaiola. Del brutto
evento della mattina non ne parla più nessuno.
La cena è trascorsa, meno male che al mio tavolo ci sono Luca e Federica, i due
ragazzi, altrimenti i pasti sarebbero una vera tortura. Quei mocciosi, viziati da
genitori insulsi, sono lo specchio della decadenza.
Meglio che pensi a me stessa: “Ho ancora qualcosa d’importante da fare.” 
Mi avvio con la borsa sotto braccio verso il ponte di poppa. Il buio, in
quest’angolo della nave, non è disturbato da nessuno dei suoi milioni di neon. 
Determinata, compio un gesto veloce, estraggo dalla borsa la pistola ad aria
compressa caricata ad aghi di ghiaccio conservati in azoto liquido e la getto nel
vuoto. Vedo la lunga scia celestina che segna il sentiero seguito dalla grande nave
bianca, sfumare tenue nel mare blu.
Ho appena gettato un gingillo che vale una fortuna, un’arma sofisticata che, a
distanza ravvicinata, spara un sottilissimo ago di ghiaccio che non lascia sulla
pelle, praticamente, nessun segno di entrata e una volta nel cuore lo trafigge
inesorabilmente; il ghiaccio col calore del corpo si scioglie e non rimane più
nessuna traccia. Morte naturale!
Il cellulare s’illumina, una voce gelida attraversa l’aria…
«Bel lavoro, il pacco è stato consegnato.»
«Bene, qui nessun reclamo. Attendo il pagamento del saldo» rispondo
meccanicamente.
Alzo gli occhi alla luna, è ancora bassa e dorata. Un riflesso luccica sul vetro di
un oblò: “Un raggio di luna ha colpito la nave?” I miei pensieri corrono alla serata
precedente, all’eleganza di quell’uomo. Un gusto aspro e subito amaro mi avvolge
il palato; il destino è crudele… io ero qui solo per lui. 
Io… destino!

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