Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Patrizia Argentino - Mors tua vita mea


Quando il corpo di Steven Jones, cinquantaseienne romanziere londinese, venne ripescato dai sommozzatori di Scotland Yard non fu un bello spettacolo. L’uomo era sparito ormai da una ventina di giorni e non fu facile riconoscerne il cadavere. L’autopsia stabilì quale causa della morte l’annegamento, oltre a rilevare nei tessuti dello sventurato un elevato tasso alcolico. La cosa non stupì i numerosi fans accorsi davanti alla camera mortuaria dell’istituto di medicina legale in cui era stato trasportato. Non era un segreto per nessuno, infatti, che facesse abuso di alcolici. Più di una volta era stato raccolto per strada ubriaco fradicio di scotch. Ma ciò non faceva altro che accrescere la sua fama di bello e dannato, tanto che le donne impazzivano per lui ed erano capaci di attendere per ore davanti al cancello della sua villa in attesa di un autografo. Questo era stato Steven Jones in vita: una vera e propria star che aveva fatto guadagnare alla sua casa editrice milioni di sterline. A vedere come era conciato ora sul tavolo di acciaio dell’obitorio non si sarebbe mai detto. La polizia non ritenne necessaria alcuna ulteriore indagine e il caso fu archiviato come “drowning”.
I funerali furono celebrati una settimana dopo nell’abbazia di Westminster in forma solenne, come si addice alla morte di una personalità importante. Londra fu invasa da una folla di ammiratori e curiosi che non si vedeva dai tempi dei funerali di Lady D. Perfino la regina Elisabetta pensò di far recapitare dal suo portavoce un messaggio di cordoglio alla BBC.
Ma come aveva fatto quell’uomo tanto noto a scivolare nel Tamigi senza che nessuno se ne accorgesse? Possibile che nessuno l’avesse intravisto aggirarsi ubriaco perso lungo le sponde del fiume?
Scotland Yard faceva risalire a mezzanotte circa l’orario dell’incidente … ora in cui il venerdì sera si incontra ancora parecchia gente per strada all’uscita dei pub o magari a spasso con il cane. Perché mai un uomo così benvoluto non era stato come di consueto accompagnato a braccetto fino a casa, come spesso era accaduto in passato? Queste e tante altre domande frullavano per la testa di chi quel rigido mattino di novembre accompagnò il feretro fino al camposanto. Soprattutto uno tra i presenti alle esequie non si dava pace. Era Mark Taylor, collega scrittore, nonché suo grande amico. Tutti ricordavano di averli visti assieme qualche mese prima ritratti sul manifesto di presentazione del Festival della Letteratura affisso per le vie di Londra. A dire il vero Mark era stato invitato a presiedere la giuria del festival proprio grazie alle insistenti richieste dell’amico più noto che l’aveva preso sotto la sua ala dal momento in cui l’aveva visto precipitare nella depressione. Era da qualche tempo infatti che Mark Taylor non riusciva a buttare giù una pagina decente. Come spesso capita agli scrittori, si trovava in mezzo a un vero e proprio “blocco” e Steven aveva cercato con ogni mezzo di aiutarlo. Per questo ora piangeva come una fontana, consapevole che l’amico fosse il suo ultimo appiglio.
Ma un altro sentimento si stava facendo strada dentro di lui. Quell’impresentabile ma pressante sollievo per la dipartita del suo rivale di sempre. Non avrebbe più dovuto sentirsi in competizione.Mai più stizza davanti alle recensioni sempre entusiastiche dei libri di Jones.
Mors tua vita mea. I latini non dicevano così? E allora perchè si sentiva come dentro a un tritacarne? Può bastare l’invidia a farti sentire colpevole della morte del tuo antagonista?
 Certo che no, verrebbe da rispondere, ma Mark Taylor stava attraversando uno di quei momenti della vita in cui l’autostima è andata a farsi fottere. Così, quando a due giorni dal funerale ricevette la telefonata di un giornalista di The Sun che voleva rivolgergli qualche domanda riguardo al suo rapporto di amicizia con lo scrittore morto, non ci pensò due volte. Si sbarbò, indossò l’abito migliore che aveva e corse all’appuntamento deciso a vuotare il sacco.
“Volevo che morisse” esordì Mark. Ma come i suoi ultimi libri, anche l’intervista non fece lo scalpore che si sarebbe aspettato e soprattutto non servì a lavargli la coscienza. Accrebbe invece la fama di Jones, come capita ogni qualvolta un talento è vittima di una morte improvvisa. La vendita dell’ultimo suo testo ebbe un’impennata tale da dover andare in ristampa.
Mark Taylor visse di rimorsi fino alla fine dei suoi giorni e quando morì, del tutto dimenticato in un appartamentino a Carnaby Street, non una parola fu spesa sulle sue opere. Nemmeno un cenno al racconto su quell’artista raffinato spinto giù dal ponte dal suo amante per gelosia. Anche il dandismo aveva ormai fatto il suo tempo.

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