Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Francesca Tombari - Tre minuti


-            Accidenti a me e alle scarpe nuove, mi devo fermare.
La nebbia piroettava fra la luce dei lampioni accesi di un viale alberato, la fermata dell’autobus a pochi passi, la panchina al lato.
-            Un ultimo sforzo e poi mi siedo.
Una vecchia Mercedes rosso amaranto fu messa in moto, il fumo del tubo di scappamento si unì alla nebbia in una danza leggera finendo per disperdersi fra i rami secchi di un vecchio tiglio.
-            Buonasera, mi scusi sposto le buste un po’ più in là mi devo sedere, sa le scarpe nuove…
La giovane donna stretta in un cappottino verde smeraldo riuscì a sedersi non finendo però la frase che quell’uomo infossato nelle sue spalle ricurve le scivolò in grembo, sentì il peso del suo viso sul petto mentre il braccio sinistro le accarezzava una caviglia.
-            Bestia che non sei altro, pervertito, cretino.
Lo schiaffo che ne conseguì fece cadere l’uomo a terra, mentre la ragazza alzandosi di scatto fece ruzzolare l’intero contenuto delle buste, uova, tonno, salsa di pomodoro ed una decina di mele rosse che in fila indiana sfilarono lungo il marciapiede.
Gli occhi erano aperti, la bocca piegata in una smorfia di dolore.
La ragazza iniziò ad osservare l’uomo dapprima rabbiosa poi avvicinandosi un poco stupita dall’assoluto silenzio e dalla sua fredda indifferenza si sentì gelare il sangue nelle vene così come lo erano quelle di quel vecchio, ormai morto.
-            Aiutoooooo aiutoooooooo
-            Mi sto sentendo male, respira, respira, come lo spiego ora sto morto e gli ho dato pure uno schiaffo!
La sirene spiegate di due auto dei carabinieri fecero impallidire la ragazza che già in verità aveva sulle guance l’unico colore rosa pesca di un fard luminoso di buona marca.
In cinque uscirono dalle auto che le si fermarono davanti alle sue scarpe il cui dolore causato ai piedi era ormai un ricordo
-            Non so cosa sia successo, sapete le scarpe nuove mi sono seduta e e e che ne so è scivolato a terra morto.
-            Da quanto tempo è qui?
-            Come si chiama?
-            Perché la spesa è tutta a terra?
I carabinieri iniziarono a fare domande senza lascarle in tempo di ragionare sulle risposte.
-            Io io, da poco, non lo so, non mi ricordo, a che ora parte l’autobus?
Non si ricordava neppure più il nome figuriamoci la ricostruzione di quegli ultimi minuti.
In quel momento la mercedez rosso amaranto parcheggiò lentamente al lato opposto della strada, si udì il rumore del freno a mano tirato al massimo e la portiera dalle cerniere non più fiammanti.
La ragazza osservò la donna che ne uscì, di corporatura minuta, camminava claudicando, indossava una vecchia pelliccia di visone.
-            Abbiamo avuto una telefonata anonima diceva che qui si trovava il cadavere del professor Giuseppe Orsellini.
-            Io non ne so nulla di questa storia.
La donna aveva ormai attraversato la strada.
-            Chiedetelo a lei, ho visto la sua auto allontanarsi pochi istanti prima che arrivassi vicino alla panchina.
-            Lei chi?
Disse il carabiniere che a ginocchia abbassate osservava il cadavere, dalla cui bocca ora usciva un rivolo di sangue denso e scuro come marmellata di mirtilli.
-            Parla di me, sono io che vi ho chiamati, non volevo fuggire, ma aveva un’ultima questione da sbrigare.
-            Lei chi è.
Disse il carabiniere con il taccuino in mano.
-            Sono Clotilde Rupoli, lo amavo, un tempo ormai lontano, lo amavo
-            L’ho ucciso io arrestatemi pure.
-            E perché lo ha ucciso?
Continuò il carabiniere non staccando la penna dal taccuino.
-            Mi aveva detto “vado a fare la spesa e torno” e non è più tornato.
-            Questa mattina passando con l’auto l’ho rivisto, mi sono fermata e gli ho chiesto se mi riconosceva, lui con sguardo assente mi ha detto “sei una delle tante a cui non ho riportato le uova in tempo” poi ha riabbassato lo sguardo ignorandomi, io l’ho scosso, gli ho detto che lo avevo atteso per anni lui mi ha risposto “vedo che comunque hai mangiato” avevo l’ombrello chiuso sotto braccio ho tentato di colpirlo lui si è scostato, gliel’ho puntato contro ed il destino ha voluto che scivolassi finendo per infilzarglielo in ventre, non mi dispiace poi così tanto per lui, più per la spesa che ora è sparpagliata la a terra.

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