Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Luigi Viola - Carlos e basta


Mi chiamano Carlos, Carlos e basta. 
Vivo sulla costa dell’oceano e passo il tempo a pescare. A vedermi con la
canna tra le mani non si direbbe che ho ucciso un uomo. 
È stato nei cessi del museo Thyssen che l’ho fatto secco, senza una ragione,
solo per provare l’emozione di ammazzare qualcuno. Le persone parlano della morte
senza sapere cosa sia: io ero curioso di vederla da vicino, la morte.
Prima di scappare qui vivevo a Madrid. Quando abitavo nella capitale
dipingevo quadri per una galleria che sta in calle Atocha, nature morte che mi
facevano campare. 
Ho scritto anche una guida della Taverne di Madrid, non ha mai venduto niente
ma posso dire di aver fatto anche quello. L’idea delle taverne era una scusa per
starmene fuori tutta la notte senza dovermi giustificare con mia moglie. 
La storia dell’omicidio è cominciata proprio lì, nelle taverne. A furia di
frequentare gente sbandata, senza un lavoro, o una casa dove tornare, ho pensato che
se ne avessi fatto fuori uno non se ne sarebbe accorto nessuno. E così ho scelto il mio
uomo tra i randagi peggiori, tra quelli che non avevano un documento, e nemmeno
amici, o qualcuno ad aspettarli da qualche parte.
C’è voluto poco per trovarlo: al tizio ho detto che al Thyssen esponevano dei
miei quadri e volevo farglieli vedere.
Quando siamo entrati al museo avrei voluto portarlo subito nei bagni e farla
finita, per godermi la scena, ma siccome lui stava a bocca aperta davanti alle tele, gli
ho fatto vedere qualche sala, perché ho pensato, così negli occhi gli rimane qualcosa
di buono di questo mondo. 
Poi gli ho detto che dovevo andare al cesso, che mi doveva accompagnare. E
quando siamo stati lì, gli ho fatto: adesso ti appoggi con il culo al lavandino, chiudi
gli occhi, e guardi in alto che ti faccio una sorpresa. 
Lui si è messo come gli ho detto e io ho tirato fuori dalla tasca un coltello,
pronto a tagliargli la gola, solo che prima di farlo sono stato lì un momento indeciso,
perché non avevo idea di come colpirlo, così lui mi ha detto se poteva aprire gli
occhi, con la faccia allegra di un ragazzino alle giostre, e allora gli ho risposto che era
questione di un attimo. Ho preso la rincorsa e gli ho tagliato la gola come lo può fare
uno per la prima volta. Tanto forte che la coltellata gli ha strappato tutto e lui è
caduto per terra senza dire niente.
Morire è una stronzata, ci vuole un secondo, prima sei vivo e poi non sei più
niente; un sacco svuotato di sangue. Di tutta la tua intelligenza, furbizia o cattiveria
non resta niente. Sangue, quello si, un mucchio di sangue, una pozza che ho sempre
davanti agli occhi. 
Un giorno morirò anch’io. Per ora vivo di fronte al mare e so come muore un
uomo. Quello che posso dire è che una volta ero un tipo allegro. Adesso non rido da
un sacco di tempo, i pensieri mi attraversano la testa come piccoli lampi, qualcuno fa
più luce degli altri, qualcuno provoca la pioggia. 
Io attraverso la vita in questo modo.

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