Luca stava trangugiando il caffe’ in piedi,
solo.
Marta era uscita
da poco per recarsi a scuola.
Lui era
insolitamente in ritardo.
Per la verita’, da
un po’ di tempo non era cosi’ insolito.
Tra i colleghi
dell’assicurazione la sua puntualita’ era mitica: mai un ritardo, mai un’assenza ingiustificata.
Ma adesso era
diventato paranoico e questo lo faceva infuriare.
Una assurda mania
di controllo lo attanagliava prima di coricarsi e ogni volta che era in casa da
solo e doveva uscire.
Luci spente ? Porta e finestre chiuse ? Il gas ?
Poso’ la tazzina e
si chino’ ancora a controllare se la levetta fosse verticale: gas chiuso.
Si alzo’
sospirando, afferro’ la ventiquattrore e
usci’.
Chiuse a tripla
mandata la porta (conto’ le mandate), si avvio’ lungo il vialetto contemplando il prato verde smeraldo, la fontana
marmorea, il gazebo: quel giardino era il suo orgoglio.
Incespico’ in
qualcosa di solido, perse l’equilibrio e solo a stento riusci’ a rimanere in
piedi.
Guardo’ giu’ e
noto’ con disappunto che uno di quei dannati nani da giardino (Mammolo?) era finito chissa’ come
sdraiato sul vialetto.
Con un moto di
stizza gli sferro’ un calcio, facendolo ruzzolare contro la base della fontana.
Noto’ con soddisfazione
che una scheggia di legno si era staccata dalla faccia. Marta si sarebbe
arrabbiata (e molto), ma le avrebbe detto di averlo trovato cosi’: lui non aveva
colpa, era stato qualche seguace della Banda Liberazione Nani da Giardino, che
aveva fallito la sua missione, lasciando cadere lo sgorbio a pochi metri dalla liberta’,
Durante il lavoro
era nervoso, senza concentrazione, non capiva quello che leggeva.
Il telefono sulla
scrivania lo fece sobbalzare.
“Pronto ?” ,
professionale.
Silenzio. No, non
proprio. Un lieve ansimare, poi un
risolino soffocato.
“Pronto ?”,
scocciato. Non sopportava gli scherzi.
Stava per sbattere il ricevitore quando
…
“Luca ?” una vocetta impertinente.
“Chi parla ?” incerto.
“Luca… hai chiuso
il gas?”
Gelo.
Un assordante click! E poi il silenzio, quello vero.
Chi si prendeva
gioco delle sue fobie? Chi conosceva le sue fobie?
Ma soprattutto: la
levetta era verticale o orizzontale ?
Infatti in quel
momento si era accorto con sgomento di non ricordare se aveva veramente chiuso il gas prima di uscire!
In un lampo
afferro’ le sue cose e si precipito’ fuori tra colleghi perplessi.
Brucio’ semafori
rossi, parcheggio’ di traverso davanti a casa, volo’ sul vialetto, apri’ la
porta, entro’, richiuse, fisso’ ansando il soggiorno avvolto nella penombra della
sera.
Accese la luce e
una deflagrazione, seguita da un violento spostamento d’aria, lo proietto’
oltre la porta sventrata.
Calore bruciante
in tutto il corpo, la schiena che
atterrava pesantemente sul selciato. Il mondo nero.
Un tempo interminabile,
poi la coscienza che riemergeva nel mare della realta’.
Era in movimento,
apri’ gli occhi con una forza che non credeva piu’ di avere.
“Non si
agiti” disse una voce efficiente.
“Ha gravi ustioni e ossa rotte, ma e’ vivo. Lei e’ molto fortunato.”
Il volto sollecito
di Marta chino sopra la barella, maschere e camici bianchi affannati intorno.
Giro’ lentamente
lo sguardo.
Mentre procedeva
verso l’ambulanza, Luca vide nel prato in lontananza Biancaneve e I sette nani.
E gli parve, ma
non ne era poi tanto sicuro, che Mammolo con un ghigno deforme agitasse la
manina per salutarlo.
O forse era Gongolo ?
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