Racconti gialli in tre minuti



In occasione della decima edizione del festival di narrativa poliziesca La passione per il delitto - dal 25 settembre al ottobre 2011 - in collaborazione con la libreria Area Libri di Seregno, è stata organizzata la seconda edizione del CRIME STORY SLAM: una gara di brevi racconti, in cui una giuria ha selezionato 15 finalisti tra tutti i racconti partecipanti. Domenica 9 ottobre, gli autori si sono sfidati sul palco leggendo i loro racconti, fino alla proclamazione del vincitore assoluto determinato dai voti della giuria in sala.

domenica 16 ottobre 2011

Francesca Negri - Ossessione


Come pietra ti resto a guardare.
I capelli, i tuoi capelli…sono miei, mi dico, miei. Li stringo al volto per cercarne il profumo, ti abbraccio e poi piango. Ma stanno arrivando. Non c’è più tempo, bambina mia, ti devo lasciare. Sono vicini, troppo vicini. E’ ora di andare.
Corri, mi dico, corri lontano. I miei piedi calpestano la strada come zoccoli di un cavallo impazzito. Corro ma non so dove. Vedo una strada, a destra, ma il grigio dei muri mi confonde. Mi sento smarrito in questa notte che si mangia i colori. Poi leggo: via della Costituzione, amore, te la ricordi? C’è quel panificio in cui ti portavo la notte. Ti ricordi, bambina mia, il profumo di pane appena sfornato? Mi obbligavi a fermarmi, bambina mia, ad annusare quell’odore di dolce e salato. Ti piaceva essere amata in mezzo agli odori, anche quelli più strani. Lo riconosci, allora, quest’odore di ferro? E’ sangue, bambina mia. E’ odore di sangue che ho addosso. Mi cola dalle mani, sgocciola dalle dita e mi imbratta i vestiti, il maglione, le scarpe, fin dentro i calzini. Si confonde con l’odore fruttato dei tuoi capelli. I miei capelli.
Li sento alle spalle, gridano di fermarmi. Ma cosa vogliono, bambina mia? Sono miei, gli dico, miei! Lo capisci? Diglielo anche tu, diglielo che sono miei.
Sono tanti, almeno quattro, forse cinque. Corro ma le gambe mi tremano. Le scarpe lisce mi scivolano sull’asfalto bagnato e cado. Sono addosso. I loro anfibi neri mi colpiscono ai fianchi, in faccia. Mi prendono a calci, bambina mia. Il respiro mi manca, mi manca la voce e mugugno. I miei capelli, dico, i miei capelli, sono miei. Ma non capiscono. Fottuto bastardo, urlano, pezzo di merda, e pestano. Mi puntano una pistola alle tempie e non posso rispondere, posso solo stringere ancora più forte. Pazzo squilibrato! E mi afferrano i polsi. Poi due manette.
Che schifo, sento, le ha fatto lo scalpo questo figlio di puttana. Ma sono miei, penso, i miei capelli... Un calcio mi perfora lo stomaco. Ho freddo, bambina mia, tanto freddo. La luce si fa sempre più fioca e non vedo più nulla. Con un colpo di manganello mi spezzano le nocche di entrambe le mani.
E’ tutto finito. I tuoi capelli mi cadono dalle dita rotte, una ciocca alla volta. Io…io non potevo lasciarli, bambina mia. Tu non mi potevi lasciare, bambina mia. Capisci? Sì, tu lo hai capito. Ed ora è tutto finito, insieme ai tuoi capelli che si mischiano al sangue e al fango di questa terra. Tutto finito.

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